In Memoria del Prof. Marco Biagi


Curriculum Vitae
Onofrio Fanelli, Presidente Centro Nazionale Studi di Diritto del Lavoro "Domenico Napoletano"
Roger Blanpain, President of International Society for Labour Law and Social Security
Franco Carinci, Presidente Associazione Italiana di Diritto del Lavoro e della Sicurezza Sociale
Associazione Italiana di Diritto del Lavoro e della Sicurezza Sociale
Consulta giuridica del lavoro CGIL
Michele Miscione, Ordinario di Diritto del Lavoro nell'Università di Trieste
Antoine Lyon-Caen, Presidente dell'Associazione francese di diritto del lavoro e della sicurezza sociale



Prof. Marco Biagi - curriculum vitae

2001
Consigliere del Ministro del Welfare Roberto Maroni per l'elaborazione della riforma del mercato del lavoro.
Membro del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro in qualità di consigliere del presidente.
Membro del gruppo di alta riflessione sul futuro delle Relazioni Industriali, Commissione Europea, Bruxelles.
2000 Consigliere del Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi
Consigliere della presidenza del Consiglio dei Ministri per la regolamentazione degli scioperi nel corso del Giubileo.
Presidente di ADAPT, Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del lavoro e sulle Relazioni Industriali.
1999 Managing Editor della rivista International Journal of Comparative Labour Law and Industrial Relation edita da Kluwer.
Vice Presidente del Comitato per l'occupazione e il mercato del lavoro dell'Unione Europea.
1998 Consigliere del Ministro del Lavoro Bassolino per gli affari internazionali e comunitari.
Membro della Commissione per la riforma del diritto societario, Ministero di Grazia e Giustizia.
Membro del Consiglio di Amministrazione, Fondazione per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, UE, Dublino.
1997 Rappresentante del Governo italiano nel Comitato per l'occupazione e il mercato del lavoro dell'Unione Europea, Bruxelles;
Esperto designato dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro per assistere il Governo della Repubblica di Bosnia-Erzegovina nella progettazione di una nuova legislazione del lavoro, Sarajevo;
Consigliere del Presidente del Consiglio Romano Prodi.
1996 Consigliere del Ministro del Lavoro Tiziano Treu.
Presidente della Commissione di esperti incaricata di predisporre un testo unico in materia di sicurezza e salute sul lavoro, costituita presso il Ministero del Lavoro, Roma;
Coordinatore del gruppo di lavoro per la trattazione dei problemi relativi ai rapporti internazionali del Ministero del Lavoro.
1995 Direttore della rivista Diritto delle Relazioni Industriali, Giuffrè, Milano;
Commentatore sui problemi del lavoro e relazioni industriali per il quotidiano il Sole 24-Ore;
1994 Presidente, della Associazione Italiana per lo Studio delle Relazioni Industriali;
Consulente dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, Ginevra (Ambiente di lavoro).
1993 Membro della Commissione di esperti per la riforma della normativa sull'orario di lavoro, Ministero del Lavoro.
Adjunct Professor di Diritto e Politica dell' Unione Europea, Dickinson College, Bologna Center for European Studies;
Commentatore sui problemi del lavoro e relazioni industriali quotidiani Il Resto del Carlino e La Nazione.
1992 Consulente della Commissione delle Comunità Europee (Fondazione per il Miglioramento delle Condizioni di Vita e di Lavoro, Dublino).
1991 Direttore del Centro Studi Internazionali e Comparati, Dipartimento di Economia Aziendale, Università di Modena;
Componente del Comitato Tecnico-Scientifico dell'Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Regione Emilia-Romagna;
1990 Consulente della Commissione Europea Divisione Generale V (Relazioni Industriali, Occupazione);
Corrispondente per l'Italia del Japan Labour Institute, Tokyo;
Componente della Commissione Regionale per l'Impiego dell'Emilia-Romagna;
1988 Direttore scientifico di SINNEA International, Istituto di ricerca e formazione, Bologna;
1987 Professore Ordinario di Diritto del Lavoro e di Diritto Sindacale italiano e comparato, Dipartimento di Economia Aziendale, Università di Modena.
1986 Adjunct Professor di Comparative Industrial Relations e membro dell'Academic Council, The Johns Hopkins University, Bologna Center.

Incarichi professionali ricoperti:

Avvocato. Consulente per i problemi sindacali e del lavoro di associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali.
Docente in corsi McKINSEY INTERNATIONAL (New York), EIASM (European Institute for Advanced Studies in Management, Bruxelles)



Onofrio Fanelli

Presidente Centro Nazionale Studi di Diritto del Lavoro "Domenico Napoletano"

Il Centro nazionale di studi di diritto del lavoro, interpretando anche i sentimenti di tutte le Sezioni, si inchina reverente alla memoria di Marco Biagi, trucidato da una barbarie che, lasciando una lunga scia di sangue, colpisce persone tanto più nobili ed elevate quanto più riservate e miti.

Nel ricordo di quanto Marco ha fatto per la scienza lavoristica, per la evoluzione legislativa e, non da ultimo, per il nostro Centro con la sua mirabile relazione di sintesi al Convegno sulla nuova disciplina del lavoro a termine, non resta che sperare che il suo sacrificio possa valere a sventare la nuova (o antica?) vile ondata di terrorismo.


Roger Blanpain

President of International Society for Labour Law and Social Security

Dear Colleagues and Friends,

By now you will have heard that our dear colleague, Professor Marco Biagi, Modena-Italy, has been murdered, March 19th at 8pm in front of his house in Bologna, by two gangster-terrorists.

This is a terrible blow for his family, especially for his wife, Mrs Marina Biagi and their two sons, Francesco and Lorenzo. We hereby would like, in the first instance, to express our deep feelings of sympathy and sorrow to his family.

Also, for his many friends and colleagues and especially for those who have had the immense honour and privilege of working closely with him, the grief and loss go beyond words.

Marco was an outstanding academic with an enormous intellectual and human capacity. Over the last 20 years, Marco successfully built up a network of colleagues and friends, promoting teaching and research over all boundaries.

Hundreds of students - worldwide - attended the Summer Schools for Industrial Relations that he organised for so many years in Bologna.

He was the guiding force behind the very successful world conference, organised by the International Industrial Relations Association in Bologna in 1998.

In the last few years, Modena, his University, had become the Mecca for Comparative Labour Law and Industrial Relations, where Conference after Conference was set up, trying to build bridges between all the actors involved, looking for appropriate answers for the challenges which confront our world of work.

Marco brought many of us together, be it in the Club of Labour Law Journals he was chairing or in the framework of the International Journal for Comparative Labour Law and Industrial relations of which he was a very dynamic and enthusiastic editor.

Marco's advice was sought after by the highest authorities, international, European and in his own country, where he served various Ministers of Labour and tried to help formulate policies adapting the law of the land to the new realities of the information society. This has proved to be fatal.

Some of us were going to meet him in Philadelphia (USA) at the beginning of May within the framework of the International Club of Labour Law Journals. His last e-mail to me, on Sunday 17th of March, reads as follows: "I look very much forward to discuss the theme of the teaching of labour law. On top of that, it will be an opportunity to chat with you and Lina. I will be travelling with Francesco...All the best, Marco". This meeting with Marco will not take place.

I had the occasion to personally express our feeling of devastation and sorrow to Marina, and also on behalf of the International Society of Labour Law and Social Security.

We will remember Professor Marco Biagi forever as a good friend, an excellent scholar, a devoted teacher and above all for his charm and hospitality.


Franco Carinci

Presidente Associazione Italiana di Diritto del Lavoro e della Sicurezza Sociale

Non ho alcun titolo privilegiato per ricordare qui Marco Biagi, se non di essere il Presidente di quella Associazione di Diritto del Lavoro e della Sicurezza Sociale che riunisce tutti gli studiosi della materia. Marco apparteneva alla scuola bolognese di diritto del lavoro, identificata anzitutto dai suoi maestri, Tito Carnacini e Federico Mancini; gli apparteneva per esservi stato arruolato già all'indomani della laurea brillantemente conseguita, e per aver poi percorso tutte le tappe di quella che una volta si chiamava la carriera accademica, fino alla cattedra presso la facoltà di Economia e Commercio di Modena.

Com'era costume in una scuola che stava fra la famiglia e la bottega artigianale, Marco, il più giovane della covata immediatamente successiva alla nostra, era stato affidato a Luigi Montuschi, fraterno amico e collega di sempre, come me più vecchio di una decina di anni. E Montuschi gli aveva fatto da tutor e padrino seguendolo, passo a passo, indirizzandolo, consigliandolo ad un ramo di studi allora non troppo di moda, del diritto comparato prima e del diritto comunitario poi.

Marco era cresciuto e maturato, conseguendo non solo la cattedra, ma una sicura esperienza e conoscenza delle realtà istituzionali e giuridiche europee, tale da conquistargli la considerazione di autorevoli studiosi d'oltralpe, come ben di rado capita con una dottrina come la nostra, ripiegata narcisisticamente su se stessa, rigida custode di una italica peculiarità. Sicché il rapporto personale era venuto cambiando quasi naturalmente, sovrapponendosi in lui al rispetto un po' reverenziale della differenza di anni, il senso del proprio valore, peso, ruolo sullo scenario interno ed internazionale: e fra noi costretti a sentirci e a risentirci per i molti interessi comuni, il discorso si faceva negli anni più recenti spesso allusivo ed ironico, con uno scambio di battute e di occhiate sornione.

Marco era un uomo semplice, riservato, mite, dalle poche ma solide, solidissime, certezze, la fede, la famiglia, il diritto del lavoro. Tanto rigido sui principi e sulle idee, quanto pragmatico nell'operare, portato naturalmente a privilegiare il dialogo, il negoziato, il compromesso. A volte suscitava il disagio della persona troppo perfetta, un modello in tutto, consapevole di esserlo. Ma nel gioco allusivo ed ironico si apriva lasciando intravedere le piccole debolezze e fragilità che gli restituivano l'immagine di un uomo normale, anzi comune nel senso alto del termine.

E vien naturale accostarlo a Massimo D'Antona. Sarà la deformazione di una simpatia complice, ma i due, così diversi in tanto, a cominciare dall'aspetto fisico, maturo oltre l'età per Massimo e giovanile a dispetto dell'età per Marco, mi ritornano tremendamente simili nello stile: pazienza, asciuttezza, dolce determinazione; e qualcosa di più, scritta fotogramma per fotogramma nel loro tranquillo andare incontro alla morte, uscendo e ritornando a casa, con quelle borse rimaste mute e terribili testimoni fra le macchie di sangue ed i bossoli. Entrambi respiravano il rischio, a cui il loro protagonismo intellettuale li stava esponendo, entrambi nutrivano tutte le umane paure ed ansie di chi vive per sé e per altri; ma non ne facevano troppe parole, esternazioni, chiamate di solidarietà, in un Paese in cui sono spesso i lupi a gridare al lupo; le portavano dentro con l'umiltà spesso ammessa che dopo tutto non si sentivano personaggi così importanti da meritare tanta tragica attenzione: non così importanti, ma si sbagliavano. Massimo, prima, e Marco, poi, avevano passato l'oscura linea di confine che li condannava come obiettivi strategici: non erano solo degli intellettuali cerniera che elaboravano idee, che le traducevano in progetti operativi, che trovavano patrocinatori e aggregavano consensi; erano anche co-protagonisti della trattativa tra il Governo e le Parti sociali.

Adesso è il momento del ricordo che chiede silenzio; ma verrà anche per noi il tempo delle domande. Perché Marco è stato lasciato solo, da quello Stato di cui era servitore, un coraggioso esile impiegato che ritornava dal suo turno di lavoro in bicicletta; perché l'episodio D'Antona si è ripetuto con un copione impressionabilmente uguale, come se fossimo ancora a ieri, un ieri destinato a ripetersi a mo' di incubo.

Oggi, col ricordo anche un invito di chi ha assistito ed assiste sgomento al crescere di un confronto al calor bianco con rincorrersi di toni ultimativi, giudizi liquidatori, epiteti, infamanti. Posso dire di venire da lontano, se ero già giovane docente incaricato in quel di Trento nel 68/69; e se poi mi sono fatto a Bologna tutto il decennio di piombo, in questa carissima città natale che l'altro ieri sera ha perso la sua pluridecennale immunità. Bisogna stare attenti a far crescere a dismisura l'eccitazione sociale, ben oltre la capacità di guidarla e canalizzarla nell'ambito di legittime espressioni; bisogna stare molto attenti a delegittimare le istituzioni. Massimo e Marco non erano e non sono patrimonio degli uni o degli altri, erano e rimangono dei riformisti, patrimonio di noi tutti fino a quando ci sentiremo parte di una stessa comunità.


Associazione Italiana di Diritto del Lavoro e della Sicurezza Sociale

A distanza di soli tre anni dall'omicidio di Massimo D'Antona, un altro validissimo studioso di diritto del lavoro, il professore Marco Biagi, è stato barbaramente assassinato per il suo lavoro ed il suo impegno istituzionale e civile.

Marco Biagi, ordinario da molti anni nell'Università di Modella e Reggio Emilia e tra i massimi esperti di diritto comunitario, animatore di studi, ricerche e iniziative formative soprattutto in materia di diritto del lavoro internazionale e di mercato del lavoro, presidente dell'Associazione italiana per gli studi di relazioni industriali, era un giurista apprezzato in Italia e all'estero.

Per le sue capacità e la sua dedizione era da molti anni consulente di organizzazioni sindacali dei datori dì lavoro e dei lavoratori e, soprattutto, dei Ministri del lavoro di compagini governative di diverso orientamento politico.

Dopo esser stato in prima fila nell'elaborare molte importanti proposte di politica del lavoro dei governi di centro sinistra - come ad esempio la riforma del lavoratore socio di cooperative o la proposta dello Statuto dei lavori - è stato tra gli estensori del Libro bianco dell'attuale Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, nel quale sono condensate proposte radicalmente riformatrici dell'attuale legislazione.

Ancora una volta in quest'ultima vicenda, Biagi aveva scelto di impegnare la sua scienza e la sua professionalità nel fornire degli strumenti tecnici più adeguati una politica di liberalizzazione del mercato del lavoro, da lui ritenuta la più coerente con gli obiettivi di crescita occupazionale indicati anche in sede comunitaria.

Per le sue idee e per il suo impegno è entrato nel mirino della violenza terroristica, una violenza tanto lucida quanto spietata verso chi ha il coraggio delle proprie convinzioni.Il Consiglio direttivo dell'Associazione italiana di diritto del lavoro e della sicurezza sociale, di cui Biagi era da sempre autorevole socio, esprime la più vibrata protesta per questa aggressione intimidatoria che, in spregio ai valori della persona, della libertà e della democrazia, travolge gli uomini che, con la loro intelligenza, più si impegnano nelle riforme, coniugando innovazione e dialogo, professionalità e speranza, politica e valori.


Consulta giuridica del lavoro CGIL

La Consulta giuridica del lavoro promossa dalla CGIL, costernata per il barbaro assassinio del Professor Marco Biagi, ne ricorda la vasta cultura, le grandi qualità di studioso, la capacità comunicativa, la propensione al dialogo, la franchezza nei rapporti.
Esprime il più profondo cordoglio alla famiglia e alla comunità scientifica a lui vicina.
Ribadisce, infine, il proprio impegno di sempre affinché, anche nel confronto più fermo delle posizioni diverse, restino intangibili le regole democratiche indelebilmente fissate nella nostra Costituzione repubblicana.


Michele Miscione

Ordinario di Diritto del Lavoro nell'Università di Trieste

Marco Biagi è stato ucciso sotto casa sua dal terrorismo martedì sera 19 marzo 2002. La morte è sempre atroce, quella di un giovane è ancora più atroce, quella gratuita di un terrorismo ignoto è ancora più atroce. Nel ricordarlo, è inutile purtroppo spendere parole di condanna, che suonano quasi banali e inutili. Chi scrive vuole darne solo un ricordo commosso, emozionato e grato. Un ricordo per una persona che è riuscita a dare un contributo alla ricerca scientifica.

Marco Biagi ha avuto la capacità e se vogliamo anche la fortuna di veder realizzare in atti normativi il frutto delle sue ricerche scientifiche; capacità e anche fortuna nel lasciare nell'ordinamento una traccia sua tutta personale. Io credo che, oltre le ovvie contingenze mutamenti che coinvolgono tutto, Marco Biagi abbia avuto la grande capacità di cogliere le situazioni del momento, di capire e di interpretare il presente e di proiettarsi nel futuro; ha avuto la capacità di imporsi con la forza delle idee. Naturalmente, almeno in apparenza, le idee sono sempre piccole, ma anche se piccole riescono a ampliarsi in efficacia in apertura.

Faccio qualche esempio. Una delle materie di cui più si è occupato Marco Biagi è stata quella delle cooperative, con un primo approccio in una monografia del 1983 e quindi con numerosi saggi successivi, che dimostrano da una parte la ricerca continua di nuove soluzioni e dall'altra la passione. Infine, è stata emanata la L. 142 del 2001, in cui alcune delle idee di Marco Biagi sono diventate legge.

Leggo ancora alcuni saggi del 1999, dove si proponevano soluzioni per cercare di dare un minimo di certezza al problema difficilissimo della subordinazione: anche queste idee sono state in qualche modo rivisitate nella L. 142 del 2001, ma dovrebbero avere un ben maggiore sviluppo nell'attuazione della Delega sul mercato del lavoro, per cui come dirò in fondo Marco Biagi ha avuto un ruolo fondamentale. Le soluzioni proposte non potevano né potranno fare miracoli, come ovvio, ma hanno il privilegio sia della concretezza sia soprattutto della certezza, riuscendo a contemperare la certezza con principi astrattamente opposti che emergono fra l'autonomia negoziale e, come dire, l'immutabilità della natura. Mi riferisco soprattutto all'idea della "certificazione", che è una di quelle piccole e sicuramente non decisive ma che, come una piccola scintilla, possono dare un contributo importante.

Continuo ancora con qualche esempio dell'influenza degli studi e delle idee. Nel 2000 viene stipulato il c.d. "Patto di Milano", con una flessibilizzazione dei posti di lavoro che può apparire esasperata e con privilegi apparenti per i più deboli, che possono apparire quale elemento di separazione, ma alla fine il risultato voluto era quello di un miglioramento dell'occupazione e della regolarizzazione. Il "Patto di Milano" è stato opera di Marco Biagi o quanto meno ne ha subito l'influenza e se ne ricordano le origini in alcuni saggi immediatamente successivi. Naturalmente, come tutte le idee, anche quella di Marco Biagi erano criticabili e in particolare proprio quelle del "Patto di Milano" avevano suscitato reazioni vivaci, ma questo è il bello. Anche nella vivacità delle reazioni e del dibattito io credo che non ci sia stato mai quella specie di odio di classe che caratterizzava certi anni a cavallo tra il 1960 e il 1970, anche senza considerare che il fine voluto era sempre quello dell'occupazione, in cui si riuniscono le volontà e gli interessi contrapposti.

Marco Biagi ha effettuato poi molti studi sulle imprese minori e più in generale sugli effetti delle dimensioni delle imprese sul rapporto di lavoro, con una monografia del 1978 e con successivi ampi studi. Questi argomenti sono stati poi sviluppati e ampliati, con contributi teorici che hanno contribuito alla formazione e all'esegesi.

C'è poi l'altro grande tema studiato da Marco Biagi che come già accennato è quello del diritto comunitario, per cui posso indicare come primo momento importante una monografia del 1986 sulla "Trade Union Act 1984". In seguito, gli studi e i saggi sono sempre più frequenti, con un interscambio importante anche con gli studiosi stranieri.

La ricerca scientifica è una passione prima di essere un lavoro e si manifesta con gli studi personali e con gli stimoli verso gli allievi. Credo che un momento importante sia stato la codirezione di Diritto delle Relazioni Industriali, oltre la partecipazione attiva a altre importanti Riviste. Voglio ricordare ancora alcuni libri a cura di Marco Biagi: del 1987 sul contratto collettivo del turismo, del 1991 sulla tutela dell'ambiente, ancora del 1991 sul diritto comparato del lavoro (in collaborazione con R. Blanpain), del 1992 sull'immigrazione, del 1996 sul diritto dei disoccupati.

Negli ultimi tempi Marco Biagi ha curato la pubblicazione di due importanti libri sul lavoro a tempo parziale e sul contratto a termine.

Negli ultimi anni e fino al febbraio del 2002 Marco Biagi è stato anche Presidente dell'A.I.S.R.I. (Associazione Italiane Studi delle Relazioni Industriali).

Nell'ottobre 2001 è uscito il "Libro Bianco" del Ministero del Lavoro sul mercato del lavoro, di cui uno degli autori è Marco Biagi; subito dopo il Governo ha presentato un Disegno di Legge di delega in attuazione proprio del "Libro Bianco". Di questo contributo mi piace ricordare l'importanza scientifica e immediata, che ha suscitato un dibattito e un entusiasmo che non si ricordava probabilmente dai tempi dello Statuto dei lavoratori. Probabilmente tutti gli studiosi di diritto del lavoro hanno avuto del "Libro Bianco" e dei successivi disegni di legge delega un nuovo e inaspettato slancio per critica positiva e negativa allo stesso tempo, mai solamente positiva o solamente negativa. Mi piace ricordare il Convegno di Firenze del 18 gennaio 2002, per cui uno dei Relatori fu proprio Marco Biagi e in cui tutti volevano parlare e dire la loro perché finalmente si era andati avanti, anche se non tutto poteva essere condiviso. Si era andati avanti anche per chi dava una critica totale, perché finalmente erano emersi problemi e spesso sofferenze che prima si preferiva far finta che non esistessero.

Credo però che la maturazione più completa di uno studioso, almeno in prospettiva e in potenzialità si manifesta nel Manuale, che Marco Biagi ha pubblicato nel 2001 con formula nuova e di grande interesse. Sembra quasi destino che, nel momento della maturità, si è spento. Si potrebbe dire che, pur giovane, è arrivato alla fine di una sua tappa o altrimenti che sia stato interrotto nel momento più bello. Forse sono vere entrambe le considerazioni. Ma, in questo ricordo veloce e emozionato, spero di aver dato un'idea di quella che io ho definito capacità e anche fortuna che Marco Biagi ha avuto nel lasciare la sua firma nel diritto vigente.


Antoine Lyon-Caen

Presidente dell'Associazione francese di diritto del lavoro e della sicurezza sociale

Cher Président et Ami,

Les collègues francais, par ma voix, voudraient vous dire l'horreur qu'ils ont ressentie. Marco Biagi avait tous les dons: Universitaire dynamique, expert réputé, ami fidèle. Sont assassinat nous révolte.

Pourriez-vous etre notre interprète auprès de sa femme et de ses enfants puor lui dire notre profonde sympathie.